Glocal di Ernesto Pappalardo
Il Parco Tecnologico di Lodi “best practice” di livello europeoModello “padano” per l’agroalimentare di qualità
Università e Centri di Ricerca nel Polo di Eccellenza per le Biotecnologie
All’interno della struttura opera anche l’incubatore di imprese “Alimenta”
Dalle parti di Lodi nel 2005 hanno reso operativo il Parco Tecnologico Padano (Ptp) con l’obiettivo di trasferire il valore aggiunto della ricerca e dell’innovazione nella filiera agroalimentare (in particolare). In pochi anni è cresciuta una realtà che consente a qualsiasi agricoltore o allevatore di ottenere per pochi euro informazioni scientifiche fondamentali per migliorare la qualità delle sue produzioni. Il Polo di Eccellenza per le Biotecnologie Agro-alimentari (di Lodi) ha riunito al suo interno i principali attori del settore: Università, Centri di Ricerca, Enti di controllo e imprese. “L'obiettivo - si legge sul sito web - è di dare nuovo slancio ad un comparto che, in una competizione sempre più globale, presenta un forte bisogno di innovazione”. E ancora: “La sicurezza alimentare, la tracciabilità, la qualità e la genuinità di ciò che finisce sulle nostre tavole sono fondamentali per garantire a tutti un’alimentazione sana e consapevole”. Che cosa hanno fatto in Lombardia? Hanno sviluppato, per esempio, il marchio “Dna Controllato”: il modo più efficace – e scientificamente avanzato – per sostenere il ricorso alla tracciabilità ed al mantenimento della qualità. “Il Parco Tecnologico Padano – che ospita, inoltre, l'incubatore “Alimenta” – è il principale cluster italiano nel settore delle biotecnologie e dell'agroalimentare”. Il cluster lodigiano “ospita al suo interno Università, laboratori di ricerca privati e un “business park”, che consentono facile accesso a un sistema di partenariato nazionale ed internazionale”.
Insomma, siamo di fronte ad un tipico caso di best practice che è stato in grado di generare grande efficienza gestionale: sei milioni di euro di giro di affari annuale, sessanta dipendenti, decine di imprese che hanno avviato la loro attività partendo dall’interno del Parco.
Inutile fare paragoni. Se l’asset dell’agroalimentare è davvero strategico per la Campania e la provincia di Salerno, forse sarebbe il caso di pensare a mettere in campo sistemi di supporto e di accompagnamento al business sul modello di quanto accade con successo in Lombardia. Ma, a quanto pare, siamo ancora nella fase dell’incubazione delle idee, piuttosto che in quella – indispensabile – di pieno sostegno alle aziende che da sole combattono e vincono sui mercati internazionali.
ERNESTO PAPPALARDO
direttore@salernoeconomy.it
Glocal di Ernesto Pappalardo
La laurea? Non basta
22/09/2017
Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.
di P. Coccorese
ed E. Pappalardo
Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare. [Continua]
Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
07/07/2017
Lo scenario.
Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]
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