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ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • GLOCAL di Ernesto PappalardoSud in crisi strutturale? Interventi “straordinari” Il presidente della Svimez Giannola rilancia la fiscalità di vantaggio La nuova Agenzia per la Coesione Territoriale? Potrebbe funzionare

    Il panorama complessivo genera confusione. Da una parte si insiste con la declamazione della fine della crisi. Dall’altra le indagini più specifiche confermano che il Mezzogiorno – e la Campania in particolare – viaggiano ancora nella terra di nessuno. La divisione è sempre più netta da parte di chi vede il bicchiere mezzo pieno e chi, invece, mezzo vuoto. Non è un caso se il presidente della Svimez Adriano Giannola insiste sulla necessità di interventi straordinari per rimettere in moto la competitività del Sud. Lo strumento è stato a lungo evocato in passato, spesso infrangendosi sulle secche della valutazione dell’Unione Europea più che presumibilmente di segno negativo. La fiscalità di vantaggio richiamata da Giannola – nonostante abbia bisogno di un impegno davvero motivato del Governo per avere almeno la speranza di essere riammessa all’ordine del giorno di Bruxelles – resta una delle strade più “logiche” per attrarre investimenti soprattutto dall’estero. Quali sarebbero, altrimenti, le “convenienze” per fare affluire capitali freschi nelle regioni del Sud? A guardare con attenzione i differenziali di competitività riferiti a componenti fondamentali (credito, infrastrutture, burocrazia, giustizia amministrativa, total fiscal rate eccetera) per la redditività di un’impresa c’è solo da rabbrividire. E, quindi, ha ragione da vendere Giannola quando affronta la questione andando direttamente al sodo: è proprio sulla leva fiscale che bisogna agire per tentare di risalire dal baratro nel quale siamo ancora con i piedi ben piantati. Nell’alluvione di dati non manca neanche l’indice riferito al differenziale di competitività tra le regioni europee (Rci, Regional Competitiveness Index). In questo ranking dei più “brutti” e forse anche “cattivi” la Campania è scivolata recentemente al 217° posto (perdendo 15 posizioni) su 262 caselle disponibili. Campania, cioè, superata anche dall’Andalusia o dalla regione che si articola intorno a Bucarest. Ogni commento è superfluo, naturalmente. E’ del tutto evidente che saranno i fondi europei a fare la differenza definitiva nei prossimi mesi e anni. L’Agenzia per la Coesione Territoriale si ritroverà a svolgere (o a non svolgere) un ruolo fondamentale ed anche in questo caso Giannola evidenzia un percorso importante: potrebbe essere proprio la neonata Agenzia a sostenere in sede nazionale ed in ambito Ue le ragioni di una fiscalità attrattiva o compensativa nel meridione d’Italia. Insomma, accanto al problema della disponibilità di risorse occorre risolverne un altro che ha di fatto affossato le regioni del Sud: l’incapacità di spendere presto e in maniera qualitativamente valida i fondi dell’Unione Europea. Come appare chiaro il quadro generale non è semplice. Ma ad aggravare ancora di più la sensazione che la partita sia davvero difficile da vincere concorrono due elementi che tutti gli analisti d’Europa sottolineano in questi giorni: l’instabilità politica (nonostante le rassicurazioni che arrivano un giorno sì e l’altro pure dalle sedi istituzionali più alte) e la drammatica assenza sui temi più importanti di una larghissima parte dei soggetti istituzionali (e non solo) deputati alla rappresentanza delle comunità locali. Sui tavoli che decidono i territori della Campania e delle sue province non ci sono. O, almeno, è molto difficile percepirli come attivi e con voce in capitolo. Ma, intanto, gli altri vanno avanti. E si preparano al meglio delle loro possibilità ad “agganciare” se non la ripresa, almeno il “punto di frenata” della crisi. ERNESTO PAPPALARDO direttore@salernoeconomy.it


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La laurea? Non basta
22/09/2017

thumbnail-small-1.jpgQuesto articolo è stato pubblicato sul quotidiano Il Mattino (edizione Salerno) venerdì 15 settembre 2017.

di P. Coccorese

ed E. Pappalardo

Se tre indizi fanno una prova, allora è il caso di convincersi una volta e per tutte che la provincia di Salerno di sicuro non è “adatta” ai laureati. Per la verità, non si tratta di una constatazione particolarmente nuova, ma mettere in fila numeri e percentuali che confermano una triste verità fa sempre un po’ impressione. Primo indizio: solo l’8 per cento dei laureati è previsto in entrata nel mercato del lavoro salernitano (fonte: Sistema Informativo Excelsior/Unioncamere/Ministero del Lavoro) nell’ultimo periodo monitorato (agosto-ottobre 2017) in relazione ai contratti che le imprese del settore privato – industria e servizi – hanno dichiarato di volere attivare.  [Continua]

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    Campania. La ripresa c’è, ma ancora lontani dalla pre-crisi
    07/07/2017

    Lo scenario.

    Lo stato di salute dell’economia campana nel 2016 ha mostrato segnali di miglioramento, ma non tali da allentare le preoccupazioni - nel breve e medio periodo – dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Secondo diversi fonti analitiche la “ripresina” si è basata su una lieve espansione della domanda interna – che ha rilanciato in maniera disomogenea i consumi – e dell’export (prioritariamente incentrato sul segmento farmaceutico ed in seconda battuta sull’agroalimentare). Il dato che, comunque, fotografa la reale dimensione della situazione si sintetizza nel ritardo ancora ben consolidato del Pil rispetto al periodo pre-crisi (2007). Nel 2016 il prodotto interno lordo campano accusa ancora un -16% in relazione al Pil registrato dieci anni fa. [Continua]


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