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ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • Lo Speciale

    Lo speciale/Il nodo da sciogliere resta l’immissione di risorse nel circuito produttivo Il credito “soffre”,  imprese sempre a “secco”

    I dati sulle partite “a rischio” confermano  le gravi difficoltà delle piccole aziende
    Cala la domanda e non si ravvisano significativi cambiamenti nel sostegno alle Pmi

    Crisi o non crisi, il problema sul tappeto è sempre lo stesso. Se è vero che c’è un calo della domanda, appare anche evidente che la liquidità per tenere acceso il motore delle aziende che ancora resistono, è sempre alquanto scarsa. Il primo problema è sostanzialmente di questo tipo: come sostenere quelle imprese che tra mille difficoltà solo ora riescono a vedere timidissimi segnali di ripresa. Il secondo riguarda, invece, come provare a strutturare in maniera più ampia (e meno restrittiva) piani di sostegno alle strategie di sviluppo – sempre più concentrate sul versante internazionale – delle Pmi che hanno ormai ben compreso che in presenza di un mercato interno molto debole è “obbligatorio” lavorare ad una diversificazione dei propri target di clientela. Tra annunci di incentivi, di rafforzamento delle garanzie, di diversificazione degli strumenti di raccolta, sul piano pratico la musica non è affatto cambiata. Il primo problema, quindi, resta quello di provare a ragionare in termini di accordi di territorio per individuare percorsi semplificati e sostenibili di accesso al credito. [continua]




    I numeri dell'economia

    Confcommercio/Il primo numero dell’Osservatorio sulla Demografia delle Imprese Il terziario “regge”, ma non al Sud

    La dinamica negativa risulta in attenuazione (2013/2012), ma non nel Mezzogiorno
    Maggiori criticità in Campania e Sicilia dove crescono gli indicatori a segno meno

    Il terziario “contiene” i danni della crisi mostrando, negli ultimi due anni, una buona capacità di assorbimento: il saldo negativo complessivo tra aperture e chiusure di imprese è passato, infatti, da -102 mila unità del 2012 a -96 mila unità nel 2013. Il dato rientra tra quelli emersi all’interno del primo numero dell'Osservatorio sulla Demografia delle Imprese realizzato dall'Ufficio Studi Confcommercio, strumento di analisi quadrimestrale che ha fatto il punto sui cambiamenti nella struttura produttiva del terziario di mercato attraverso il monitoraggio dei flussi delle iscrizioni e delle cancellazioni di imprese presso gli uffici delle Camere di Commercio. Sotto questo aspetto resta, comunque, preoccupante il dato che riguarda il Mezzogiorno, unico territorio che ha fatto registrare un saldo negativo in peggioramento rispetto all'anno scorso e, all’interno di esso, il dato fortemente negativo mostrato da Campania e Sicilia. [continua]




    Approfondimenti

    Osservatorio Ance Salerno/L’analisi della situazione nelle regioni della Convergenza In Campania 4.800 scuole a rischio sismico

    Gli edifici in grave condizione di criticità rappresentano il 20% del totale nazionale
    Il presidente Lombardi: “Occorre spendere subito  e bene le poche risorse disponibili”

    La sede di Ance Salerno
    Gli edifici scolastici in Campania esposti ad un elevato rischio sismico sono 4.872; le scuole ad elevato rischio idrogeologico sono 1.017. Le strutture sanitarie ad elevato rischio sismico 271; quelli ad elevato rischio idrogeologico 56. Queste le principali risultanze dell’elaborazione del Centro Studi Ance Salerno sulla base di dati Ance-Cresme (diffusi nel mese di settembre 2013). In termini percentuali le scuole campane a rischio sismico rappresentano il 20,2% del totale nazionale; quelle a rischio idrogeologico il 16,3%. Per quanto riguarda le strutture sanitarie, invece, quelle a rischio sismico (in Campania) sono il 14,9% del totale nazionale; quelle a rischio idrogeologico sono il 10,2%. [continua]




    Green Style

    Coldiretti/Indagine sui comportamenti delle famiglie alle prese con la grande crisi I “resti” del pranzo al ristorante? Si portano a casa

    Il 54 per cento fa ricorso alla “doggy bag” per recuperare il cibo non consumato
    E il 36 per cento pone attenzione a mangiare tutte le pietanze contenute nei piatti

    La crisi economica influisce eccome sui comportamenti delle famiglie e sulle dinamiche dei consumi. Atteggiamenti che fino a poco tempo fa erano considerati – in Italia, non all’estero – poco eleganti, adesso stanno diventando molto diffusi. Per esempio - secondo un’analisi della Coldiretti – più di un italiano su tre (36 per cento) non lascia alcun avanzo al ristorante o in pizzeria e “crescono addirittura del 54 per cento nell’ultimo anno quelli che se ne vanno portando via i resti della tavola con la classica “doggy bag”, che è stata per lungo tempo un vero tabù per i connazionali”. L’indagine è stata condotta online sul sito www.coldiretti.it e concerne i “comportamenti degli italiani a tavola nel tempo della crisi”. “Una fetta rilevante della popolazione (36 per cento) quando va a mangiare fuori “spazzola” completamente quanto viene portato in tavola forse - sottolinea la Coldiretti - non per ingordigia, ma per ottimizzare la spesa, in occasioni che sono sempre più rare in un momento di difficoltà economica”. “D’altro canto - continua la nota di Coldiretti - mentre in tempi di “vacche grasse” si ordinava l’antipasto, il primo, il secondo con il contorno e il dolce, oggi la scelta è più motivata e più misurata. Meglio un antipasto e un primo o un antipasto e il secondo o, infine, un antipasto e una pizza per degustare adeguatamente, e senza spendere troppo, le prelibatezze gastronomiche offerta dal ristorante”. [continua]




    Glocal di Ernesto Pappalardo

    La “strana” ripresa/L’improduttiva discussione sulla “scomparsa” del Mezzogiorno Sviluppo locale? Dialogo tra sordi aggravato dalla politica

    Mentre continua ancora a mancare liquidità alle imprese, la “sfida” tra territori
    si consuma tra le solite “guerriglie” locali per mantenere le rendite di posizione

    Ripresa debole, fragile, “volatile”. Difficoltà nel consolidare le nuove dinamiche positive; disallineamento territoriale che si traduce in disomogeneità dell’intensità della cosiddetta “ripartenza”. Tradotto in soldoni: vista da Sud la fine del tunnel è ancora abbastanza lontana. Con alcune persistenti “aggravanti”: la confusione politica del passaggio in atto a livello nazionale; le scadenze elettorali in vista in Campania (ancor prima di arrivare al 2015 “ci toccano” in sorte le europee e le amministrative di primavera). Insomma, mentre si discute e si filosofeggia di coesione, di recupero della centralizzazione della spesa, di “scomparsa” del Mezzogiorno e via discorrendo, diventa molto difficile assecondare la linea di pensiero che “tutto sommato il peggio è alle spalle”. Pesa come un macigno – per esempio – la perdurante difficoltà di accesso al credito delle imprese, senza scala di gradazioni in termini di grandezza. Le preannunciate azioni di sostegno alle Pmi sicuramente vanno segnalate come importanti (anzi, strategiche e fondamentali), ma - al momento - la “narrazione” degli imprenditori ascoltati dal vivo (senza il diaframma delle indagini e degli studi su carta) non indica svolte positive a breve. Anche perché è inevitabile che le ricadute meno negative (non, quindi, positive, se si procede al confronto con i numeri pre/crisi) avranno bisogno di un po’ di tempo per manifestarsi soprattutto sul terreno dei livelli occupazionali (altra piaga gravissima).  [continua]




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