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ICEA - Istituto Certificazione Etica e Ambientale

  • Lo Speciale

    Scenari Economici Confindustria/Dopo la recessione percorso difficile e complesso
    Ripresa in vista? Meglio parlare di “ricostruzione”
    Il Centro Studi degli industriali: “Danni commisurabili solo con quelli di una guerra”
    La “risalita” proseguirà a un ritmo basso, solo nel 2015 si allenterà la stretta creditizia

    Il 2013 si avvia verso la fine in un clima di generale incertezza economica, politica, sociale. Le previsioni, soprattutto per le regioni del Mezzogiorno, lasciano intravedere ancora mesi difficili. Il divario tra Nord e Sud risulta evidente, ma, soprattutto, non si percepisce ancora l’adeguata mobilitazione politica ed istituzionale per fare fronte ad una situazione di gravissima difficoltà delle famiglie e delle imprese. E’ eloquente la descrizione che il Centro Studi di Confindustria fa di quanto sta accadendo. Le prospettive messe a fuoco confermano l’assoluta urgenza di mettere mano a misure straordinarie, ma in termini di risposte operative - a cominciare dalla controversa legge di stabilità – non si colgono segnali incoraggianti. Di seguito salernoeconomy.it propone alcuni stralci del documento “Scenari economici n. 19 - La difficile ripresa. Cultura motore dello sviluppo - dicembre 2013” presentato da Confindustria: un’approfondita analisi di quanto è accaduto e di quanto è molto probabile che accada nel breve e medio periodo.
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    I numeri dell'economia

    Istat/L’annuario statistico. I dati relativi al 2012 ricostruiscono lo scenario generale
    E’ aumentato il divario Nord/Sud
    La grave e lunga crisi ha accentuato le differenze e le diseconomie tra le aree del Paese
    Critica nel Mezzogiorno la dinamica occupazionale, in particolare per giovani e donne

    E’ stato pubblicato dall’Istat l’”Annuario statistico italiano 2013”, una fotografia del Paese, in gran parte fornita sulla base di dati relativi al 2012, che offre una analisi statistica completa riferita ai vari settori che compongono il panorama sociale, economico, ambientale e demografico nazionale. Nonostante crisi e recessione abbiano raggiunto, probabilmente, i massimi picchi negativi registratisi in questi ultimi sei anni, dai dati presentati dall’Istat emerge un Paese che, sia pur tra mille difficoltà, dimostra una sua vitalità e dinamicità che, in qualche modo, fa ben sperare in un prossimo periodo di rilancio economico e sociale. Lo testimoniano la crescita della popolazione residente (anche se grazie agli stranieri) e della mobilità interna, il rallentamento del calo degli iscritti alle scuole superiori, l’incremento del numero dei nuovi laureati e dei depositi bancari. Di contro sono anche ben evidenti le conseguenze della recessione, con l’aumento della disoccupazione giovanile (in particolare nel Meridione), il calo dei consumi e delle nuove immatricolazioni universitarie.
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    Approfondimenti

    La lettera del presidente degli industriali salernitani ai primi cittadini della provincia
    “Fiscalità di vantaggio locale per rilanciare l’economia”
    Maccauro: “Evitare incrementi insostenibili delle addizionali alle aliquote comunali”
    La proposta: “Creare un sistema di premialità per le aziende che decidono di investire”

    Il presidente di Confindustria Salerno Mauro Maccauro
    La proposta del presidente degli industriali salernitani Mauro Maccauro mette il dito nella piaga della pressione fiscale anche a livello locale. Nei giorni scorsi Maccauro ha inviato ai 158 sindaci della provincia di Salerno una lettera nella quale richiama l’attenzione “sulla necessità di evitare che si verifichino incrementi insostenibili delle addizionali alle aliquote comunali che gravano sulle imprese. Maccauro invita i Sindaci a sancire un patto su una nuova “fiscalità di vantaggio locale” che dovrà essere “basata sulla creazione di un sistema di premialità per quelle aziende che, a partire dal prossimo anno, decideranno di investire risorse per ampliare i propri capannoni, per acquistare nuovi macchinari e/o attrezzature determinanti per la propria crescita, con conseguente ricaduta in termini di incremento dell’occupazione locale”. “Un patto chiaro e trasparente - spiega Maccauro - che veda, da un lato, gli imprenditori pronti ad investire, dall’altra le Amministrazioni disponibili a rivedere, in base ad una griglia di criteri da definire, le aliquote di propria competenza dei vari tributi locali”.
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    Green Style

    Ismea/L’elaborazione dei dati Istat evidenzia un incremento di oltre il 16% del fatturato
    Boom delle “bollicine” tricolori all'estero
    L’export degli spumanti tocca il tetto di 1,3 milioni di ettolitri nei primi 9 mesi del 2013
    Crescita dell’8 per cento su base annua, in controtendenza rispetto ai vini Made in Italy

    Le “bollicine” Made In Italy viaggiano a ritmi sostenuti all’estero. Sale, infatti, a 1,3 milioni di ettolitri l'export di spumanti italiani nei primi nove mesi del 2013, “un quantitativo in crescita dell'8% su base annua, in netta controtendenza rispetto all'andamento complessivo delle esportazioni di vini tricolore”. È quanto emerge dalle elaborazioni Ismea dei dati Istat, “da cui si evince anche un incremento di oltre il 16% del fatturato all'estero generato dalle bollicine italiane”. A trainare la domanda oltrefrontiera “è il segmento catalogato sotto la voce "altri spumanti Dop" -  partecipata in misura rilevante dal Prosecco - con incrementi del 27% in volume e del 28% in valore. Per questa categoria - spiega l’Ismea - si è riscontrato, in questi 9 mesi, un significativo incremento delle vendite nel Regno Unito, che con un più 70% in volume (+67% in valore), resta primo nella lista dei mercati di destinazione. Anche negli Usa le spedizioni hanno messo a segno forti progressi sia in quantità che in valuta (rispettivamente +32% e +33%), mentre l'export verso il mercato tedesco ha accusato una decisa battuta d'arresto, riducendosi del 22% in volume e del 6% in termini monetari”.
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    Glocal di Ernesto Pappalardo

    Crisi/E’ finita, non è finita? Restano difficili le prospettive delle regioni del Sud
    L’anno che verrà? Tra nubi ed incertezze
    “Decretato” il superamento “tecnico” della fase recessiva si contano danni e “macerie”
    Tempi lunghi per la “ricostruzione” e la persistenza del credit crunch “gela” le imprese

    Risulta difficile prendere atto che la crisi è stata archiviata e che alle porte ci sarebbe addirittura la ripresa. Eppure tecnicamente è così. Come spiegarlo a famiglie ed imprese del Sud che si stanno ancora medicando (da sole) le ferite subite nel corso di questi ultimi anni? Le immagini alle quali ha fatto ricorso il Centro Studi di Confindustria sono eloquenti e confermano la gravità di quanto accaduto ed ancora accade in larga parte delle regioni del Mezzogiorno. I danni subiti, dice Confindustria, sono “commisurabili solo con quelli di una guerra”. Ed anche sulla parola “ripresa” Confindustria non è troppo d’accordo. Occorre cambiare linguaggio: “L’uso del termine «ripresa» per descrivere il probabile aumento dell’attività produttiva e della domanda interna nel prossimo biennio - è scritto nel documento diffuso nei giorni scorsi dal Csc di Confindustria - è, infatti, per molti versi improprio, (…) perché appare derisorio nei confronti di quanti, imprenditori e lavoratori, a lungo resteranno in difficoltà. Molto meglio parlare di inizio di una nuova era e di «ricostruzione»”. Insomma: non è il caso di stare ad enfatizzare la fine del picco negativo, più che l’inizio di una vera e propria ripartenza. Soprattutto da queste parti, dove ci si trova a fare i conti con uno scenario generale molto complesso.

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