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  • Glocal di Ernesto Pappalardo

    Il documento della multinazionale di Alba presentato nei giorni scorsi a Roma. Ferrero: “I valori generano valore” “Essere un Gruppo globale - scrive il Ceo Giovanni Ferrero - non ci impedisce di agire localmente mantenendo così il forte legame con le persone e il territorio in cui operiamo”.

    Il valore della coesione sociale e della responsabilità d’impresa - rispetto al contesto socio/economico nel quale essa opera – dovrebbe essere uno dei temi dominanti nell’ambito dell’articolato (sebbene non sempre coerente e realisticamente propositivo) dibattito che si va articolando da qualche mese a questa parte sul Mezzogiorno. Per la verità, se ne parla sempre molto poco di questo sostanziale aspetto che, pure, rappresenta l’asse portante di ogni tentativo di riposizionamento della centralità delle imprese nei percorsi di un’auspicabile e strutturale ripresa. Nei giorni scorsi è stato presentato a Roma il settimo “Rapporto di Responsabilità Sociale” del Gruppo Ferrero che coincide con i primi settant’anni della multinazionale di Alba. Al di la dei numeri consistenti e già noti che fanno del produttore della “Nutella” un colosso con 22 stabilimenti in tutto il mondo e circa 41.000 addetti, risulta molto istruttivo leggere alcuni passaggi della lettera introduttiva al documento del Ceo Giovanni Ferrero (nella foto).  [continua]




    I numeri dell'economia

    Le proposte contenute nel documento analitico presentato nei giorni scorsi a Roma. Svimez/1. Nuovi poveri, risorse ancora troppo scarse “Non è più rinviabile una misura organica e universale di contrasto alla luce della comparsa di lavoratori anche diplomati o laureati che con la crisi hanno subito un netto peggioramento della condizione economica”. 

    Il presidente della Svimez Adriano Giannola
    Le proposte della Svimez contenute nel rapporto presentato a Roma nei giorni scorsi rilanciano l’attenzione sulla necessità di mettere in campo una politica industriale per il rilancio del Mezzogiorno basata su alcuni “capisaldi”. Quali? “Una parziale, inversione di tendenza degli aiuti alle imprese da parte del Mise c’è stata nel 2014 - si legge in una nota di sintesi - ma dopo un quindicennio di netta riduzione: è giunto il momento di cambiare registro, superando l’attuale basso accesso delle imprese meridionali alla quasi totalità di strumenti nazionali di politica industriale. Per la Svimez occorre, poi, “orientare le risorse verso interventi per la crescita dimensionale, l’internazionalizzazione, l’accesso al credito, oltre che a favore della ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico ed implementare Industria 4.0 declinando territorialmente a favore del Sud gli interventi di incentivazione”. E’ indispensabile “finanziare a tasso zero le imprese meridionali per la nuova Sabatini e implementare anche al Sud i competence center”, oltre che “rilanciare l’attrattività degli investimenti al Sud attraverso le ZES (Zone Economiche Speciali)”.  [continua]




    Lo speciale

    Secondo stime aggiornate a novembre, nel 2016 il Pil italiano dovrebbe aumentare dello 0,8%, quale risultato del +0,9% del Centro-Nord e del +0,5% del Mezzogiorno. Svimez/2. Al Sud aumenta il disagio sociale “Nel 2015 dieci meridionali su cento risultano in condizioni di povertà assoluta, contro poco più di 6 nel Centro-Nord. Il rischio di cadere in povertà è triplo al Sud rispetto al resto del Paese, nelle due regioni più grandi, Sicilia e Campania, sfiora il 40%”.

    Risorse insufficienti per combattere la crescente povertà al Sud
    Secondo stime Svimez aggiornate a novembre, nel 2016 il Pil italiano dovrebbe crescere dello 0,8%, quale risultato del +0,9% del Centro-Nord e del +0,5% del Sud. Una variazione ancor più positiva di prodotto del Sud rispetto alle previsioni di luglio 2016. A trascinare l’evoluzione positiva del Pil l’andamento dei consumi, stimato in +0,6% al Centro-Nord e +0,4% al Sud. Divergente nel 2016 la dinamica degli investimenti fissi lordi, +2% al Centro-Nord, +0,6% al Sud. L’occupazione, dopo la drastica riduzione dal 100% al 40% degli sgravi contributivi, ristagna: +0,3% al Centro-Nord, +0,2% al Sud. La crescita si rafforza nel 2017: il Pil italiano dovrebbe aumentare del +1% , sintesi di un +1,1% del Centro-Nord e di un +0,9% del Sud. A concorrere positivamente l’andamento dei consumi finali, stimato in +0,5% al Centro-Nord e +0,6% al Sud.  [continua]




    Lo speciale 2

    Presentato il “focus” sul lavoro realizzato con Confcooperative. Non solo Neet, la mappa dei giovani che riescono ad inserirsi nel circuito occupazionale. Censis. Ecco gli Eet (Employed-Educated and Trained) “Sono 175mila ed hanno battuto la crisi inventandosi un lavoro e facendo impresa. Tirano soprattutto informatica e servizi alle aziende; ristorazione e gestione di alloggi per vacanze. Complessivamente, nella fascia 15-29 anni, sono 2.630.000 e valgono il 2,8% del Pil”.

    Il fenomeno degli Eet (Employed-Educated and Trained)
    Se qualcuno pensava che esistono solo i giovani che non studiano e non lavorano (Neet), dovrà ricredersi di fronte all’indagine Censis/Confcooperative che fornisce, invece, le coordinate degli Eet (Employed-Educated and Trained), “quelli che ce la fanno, sfruttano le competenze acquisite e guardano all'attività d'impresa”. Questa “categoria” di giovani che lavorano “vale” 46,5 miliardi di euro, il 2,8% del Pil. Con un’età compresa tra 15 e 29 anni sono 2.630.000, pari all'11,7% degli occupati complessivi, ed “incidono sui redditi da lavoro per il 7,3%: un valore pari a 46,5 miliardi di euro, cioè il 2,8% del Pil. Con differenze tra lavoro dipendente e indipendente: incidono per l'8% dei redditi da lavoro dipendente e per il 5,3% dei redditi da lavoro autonomo”. [continua]




    Green Style di Mario Gallo

    I dati presentati nei giorni scorsi ad Arezzo durante l’importante manifestazione “AGRIeTOUR”, l'appuntamento annuale di riferimento per il comparto. Ismea. Agriturismi, business in crescita Dal 2000 al 2015 l'incidenza delle attività multifunzionali sul valore complessivo della produzione passa dal 13,8% al 20,9%. Il 2015 segna anche un ulteriore incremento del numero di aziende (22.238). Si registrano 1628 nuove aperture, ma anche 1134 cessazioni.

    I numeri parlano – come sempre – molto chiaro. Oltre 165 milioni di notti passate negli agriturismi negli ultimi 15 anni, oltre 190 mila ettari di paesaggio curato e fruibile grazie alla presenza delle attività agrituristiche, e oltre 22.000 fabbricati restaurati con un significativo recupero del patrimonio edilizio rurale. E ancora: oltre 260 mila aziende con vendita diretta, 2.384 aziende con attività didattiche e circa 1200 aziende stimate con attività sociali. Sono questi i numeri della multifunzionalità italiana resi noti da Ismea nei giorni scorsi nel corso della manifestazione più importante del settore AGRIeTOUR svoltasi ad Arezzo. Numeri che da soli rendono l’idea del “valore della diversificazione delle attività in agricoltura”.  [continua]




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