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  • I numeri dell'economia

    Il monitoraggio di Unioncamere e InfoCamere sui contratti depositati al Registro delle Imprese alla data del 3 settembre scorso. Reti d’impresa, Salerno prima in Campania Il territorio provinciale, con 290 aziende coinvolte, guida la graduatoria regionale in base all’indicatore (2,43/Italia: 2,54) calcolato per ogni mille imprese registrate. Seguono le aree di Caserta, Napoli, Benevento ed Avellino.

    Contratti di rete, Sud lontano dal Nord
    (Er.Pa.) - Le reti d’impresa? Nel Salernitano coinvolgono 290 aziende e collocano il nostro territorio al primo posto in Campania per incidenza (2,43) su ogni mille imprese registrate nel perimetro provinciale.  Dopo la provincia di Salerno – in questo tipo di graduatoria - si collocano quelle di Caserta (1,29) con 118 imprese coinvolte; Napoli (1,24) con 354 imprese; Benevento (1,15) con 40 imprese ed Avellino (1,02) con 45 imprese. In Campania, quindi, le imprese che aderiscono ai contratti di rete sono 847 (1,47 per mille imprese registrate a fronte di una media/Italia pari a 2,54). A conti fatti la provincia che più si avvicina a questo trend è quella di Salerno (2,43). Se si considerano gli scenari regionali, la Campania è la terzultima (1,47) e precede il Molise (1,14) e la Sicilia (0,74). [continua]




    Lo speciale

    Il Bando Grandi Progetti R&S a valere sulle risorse del Fondo Rotativo per il sostegno alle Imprese e gli Investimenti in Ricerca (Fri). Agenda digitale e industria sostenibile, via alle domande Dal prossimo 26 ottobre sarà possibile inviare le richieste esclusivamente per via telematica relative ai progetti di Ricerca e Sviluppo nel settore delle tecnologie innovative.

    Gaetano Longobardi (www.contributipmi.it)
    di Gaetano Longobardi*
    Con decreto ministeriale 24 luglio 2015 sono state stabilite le condizioni alla base del finanziamento - a valere sulle risorse del Fondo Rotativo per il Sostegno alle Imprese e gli Investimenti in Ricerca (FRI), istituito presso Cassa Depositi e Prestiti - di due tipologie di interventi del Fondo per la Crescita Sostenibile. Si tratta, in particolare, dell’intervento in favore di grandi progetti di ricerca e sviluppo nel settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione elettroniche e per l'attuazione dell’Agenda Digitale Italiana (Decreto del Ministro dello Sviluppo Economico del 15 ottobre 2014) e dell’intervento in favore di grandi progetti di ricerca e sviluppo nell'ambito di specifiche tematiche rilevanti per “l’Industria Sostenibile” (Decreto del Ministro dello Sviluppo Economico adottato nella medesima data).
    *Fondatore ed Amministratore del sito (www.contributipmi.it) [continua]




    Lo speciale 2

    Presentato il 13° Rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione “I media tra élite e popolo”.  App e smartphone, come cambiano gli stili di vita  Il 40% degli internauti pratica l'home banking, il 36% l'e-commerce, il 14,9% sbriga online le pratiche burocratiche con gli uffici pubblici, il 14,8% organizza i viaggi sul web, l'8,3% prenota le visite mediche via internet.  

    Le App semplificano la quotidianità
    La tecnologia innova l’approccio alla quotidianità, ai comportamenti ed alle abitudini della maggioranza della popolazione. Il quadro delineato dal  13° Rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione, presentato nei giorni scorsi a Roma, lascia emergere dinamiche sempre più intense rispetto all’utilizzazione degli smartphone e delle applicazioni (App). Come cambiano i comportamenti nell'epoca della disintermediazione digitale? Il 40,6% degli internauti italiani controlla i movimenti del conto corrente bancario via internet, praticando personalmente l'home banking (il 3,8% in più rispetto all'anno scorso), il 36% si dedica in prima persona all'e-commerce (+5,3%), il 14,9% sbriga online le pratiche burocratiche con gli uffici pubblici (+2,5%), il 14,8% organizza i viaggi sul web (+5,5%), l'8,3% prenota le visite mediche via internet (+3,2%).   [continua]




    Green Style di Mario Gallo

    Il presidente di Confagricoltura Mario Guidi sottolinea l’urgenza di accelerare il processo di cambiamento in atto. Agribusiness? La vera sfida è l’innovazione Il giro d’affari dalla bio/economia è di oltre 226 miliardi di euro, principalmente rappresentati da agroalimentare (46%) e agricoltura (25%). Se a questi si aggiunge il 7% costituito dalle bevande si arriva a tre quarti del totale.

    Secondo recenti stime del Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria (Crea) il giro d’affari dalla bio/economia - l’economia che si basa sui principi della salvaguardia ambientale attraverso la valorizzazione dei fattori rinnovabili abbinati all’innovazione tecnologica - è di oltre 226 miliardi di euro, principalmente rappresentati da agroalimentare (46%) e agricoltura (25%). Se a questi si aggiunge il 7% costituito dalle bevande si arriva a tre quarti del totale. Ed è proprio la necessità di implementare sempre più il ruolo ed il peso dell’industria agro-alimentare nella bio/economia che ha caratterizzato l’intervento del presidente di Confagricoltura Mario Guidi (nella foto) al convegno organizzato dalla Luiss sul tema: “Il sistema agroindustriale italiano, una strategia per il rafforzamento finanziario e competitivo”. [continua]




    Glocal di Ernesto Pappalardo

    Il tema resta prepotentemente al centro di ogni percorso di ripartenza delle economie del Sud.  Più coesione, più sviluppo  Ma la politica tira avanti secondo le sue vecchie regole: merito e professionalità, competitività e buone pratiche produttive restano indietro nella scala delle “preferenze”. 

    Il tema della coesione territoriale resta prepotentemente al centro di ogni percorso di ripartenza delle economie del Sud. Non si tratta di un luogo comune, ma di una necessità concreta. Non siamo, cioè, di fronte ad una problematica soltanto di natura sociale, ma anche eminentemente economica. Al di là degli studi e delle analisi molto autorevoli che confermano come i territori coesivi di fatto abbiano superato i picchi più negativi della crisi in maniera meno penalizzante; va aggiunto che il clima socio/economico che in queste aree del Paese si è determinato ha consentito di irrobustire dinamiche assolutamente positive per la valorizzazione dei cosiddetti asset strategici di ogni singola provincia (prim’ancora che regione).  [continua]




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