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  • Approfondimenti

    L’analisi tecnica delle dinamiche introdotte dal “Jobs Act” varato dal Governo Renzi La riforma del lavoro? E’ ancora incompiuta La nuova normativa si pone il problema della riduzione del costo del lavoro, ma risulta evidentemente insufficiente o quanto meno ancora “isolata”. Permangono eccessivi costi ed oneri a carico di imprenditori e professionisti.  

    I benefici dell’esonero contributivo valutabili nel I trimestre 2015
    di Antonio Viviano*

    Nell’ottica della riduzione del costo del lavoro da un parte e  della promozione del contratto di lavoro a tempo indeterminato come forma comune del contratto di lavoro dall’altra, la legge di stabilità 2015 contiene, all’art. 18 ai commi dal 118 al 121, l’introduzione nel nostro sistema di una nuova agevolazione: l’esonero contributivo fino alla soglia di € 8.060 per i datori di lavoro che assumono a tempo indeterminato o stabilizzano contratti a tempo determinato nel periodo dal 01 gennaio al 31 dicembre 2015.
    *Studio Viviano&Partners
    antonio@vivianoepartners.com
      [continua]




    Green Style

    Coldiretti/Le dinamiche dell’export segnalano nei primi dieci mesi del 2014 un +13 % Made in Italy a tutta birra Oltre la metà delle spedizioni ha avuto come destinazione il Regno Unito. Forte crescita della produzione artigianale: circa 600 micro-birrifici rispetto ad una trentina attivi dieci anni fa.

    La birra italiana piace all’estero, soprattutto nel Regno Unito. A confermarlo una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi i primi dieci mesi del 2014, presentata in occasione di "BeerAttraction International Craft Breweries Show" svoltasi a Rimini Fiera (21-24 febbraio u. s.). Nel corso del 2014 l’aumento delle esportazioni di birra italiana è stato pari al 13% in quantità rispetto all’anno precedente ed oltre la metà delle spedizioni ha avuto come destinazione il Regno Unito. [continua]




    I numeri dell'economia

    Osservatorio Unioncamere/L’analisi delle dinamiche delle aziende guidate da donne Imprese rosa, Benevento prima in Italia Sotto il profilo del tasso di “femminilizzazione” Salerno con il 23,28% si conferma al di sopra della media nazionale (21,55%). Sopra il 30 per cento (30,15%) anche la provincia di Avellino, bene anche Caserta con il 24,63%. Dinamiche più contenute nel Napoletano (20,33%).

    A Salerno il tasso imprenditoriale femminile è pari al 23,28%
    Le imprese femminili consolidano i loro asset strutturali ed organizzativi e conquistano posizioni rilevanti rispetto alla media in alcuni settori specifici come quelli dei servizi alla persona (49,8%), della sanità e dell’assistenza sociale (38,30%), dell’istruzione (29,5%) e, ancora, nelle filiere agroalimentari e turistiche (28,3%). In questo ultimo caso si riscontra una presenza diffusa in bar, ristoranti e take away. Ma va segnalata anche l’ottima pervasività nella gestione di alberghi, B&B e residence. Situazione di particolare incisività anche nei servizi di guide turistiche, oltre che nelle agenzie di viaggio e nel segmento delle attività di restauro. Sotto il profilo del tasso di “femminilizzazione” (percentuale di incidenza delle imprese guidate da donne rispetto al numero complessivo di aziende iscritte nei registri camerali), la provincia di Benevento (con il 30,49%) continua a conservare il primato a livello nazionale, mentre quella di Salerno con il 23,28% si conferma al di sopra della media-Italia (21,55%). Sopra il 30 per cento (30,15%) anche la provincia di Avellino, mentre Caserta con il 24,63% precede Salerno. Dinamiche più contenute, infine, in provincia di Napoli (20,33%). [continua]




    L'intervista

    La liberalizzazione operativa dal 1° aprile rischia di spazzare via un’intera filiera Senza quote latte piccoli produttori a rischio Majone (Vallepiana): “Nessuno si rende conto del dramma in atto, eppure basterebbe tutelare meglio e concretamente la qualità per mantenere o aumentare le quote di mercato”.
    “In provincia di Salerno sono in ballo circa 1.500 posti di lavoro tra occupazione diretta ed indotto, ma nessuno si è mosso per tempo. Ora occorre mettere in campo un piano di salvataggio”.

    Gioacchino Majone, presidente azienda “Agricola Vallepiana”
    di Ernesto Pappalardo

    La scadenza del 1° aprile (ormai alle porte) sta passando del tutto inosservata, mentre, invece, significa “l’inizio della fine”. Il copyright è di Gioacchino Majone - presidente dell’azienda “Agricola Vallepiana srl” (4.000 litri di latte fresco di alta qualità al giorno provenienti da circa 300 capi di allevamento rigorosamente selezionati) - nella sua veste di presidente della sezione lattiero/casearia di Confagricoltura Campania e si riferisce alla liberalizzazione delle quote latte (introdotte nel 1988). “Andiamo incontro – dice Majone a salernoeconomy.it – ad una catastrofe produttiva ed occupazionale che, per la verità, si sta concretizzando già da diversi anni. Ma adesso arriverà il colpo di grazia: delle poco più di 3.000 stalle operative in Campania nel 2014 (erano 10.000 negli anni ’90), ne rimarranno aperte a stento un migliaio. Ed in provincia di Salerno tra addetti diretti ed indotto andranno in fumo più o meno 1.500 posti di lavoro. Non mi pare che si stia facendo qualcosa di concreto per impedire che accada tutto questo”. [continua]




    Glocal di Ernesto Pappalardo

    La conferma arriva dal settimo rapporto annuale (2014) realizzato da Intesa Sanpaolo Lo sviluppo nasce ancora nei distretti Nel 2015-16 previsto un aumento del fatturato pari al 3,2%. Nel perimetro di questi importanti agglomerati industriali si risconta una maggiore capacità di esportare, effettuare investimenti all’estero, registrare brevetti e marchi. 

    Ammesso che si attendesse un’ulteriore conferma, puntuale è giunta l’analisi di Intesa Sanpaolo (Settimo Rapporto annuale) che ha chiarito come i distretti industriali rappresentino ancora le agglomerazioni più reattive e competitive nell’attuale scenario economico/congiunturale. E’ evidente, quindi, che anche e soprattutto nelle aree in ritardo di sviluppo come, per esempio,  la Campania e la provincia di Salerno, sia indispensabile lavorare nella direzione della costruzione di un modello di crescita che abbia come riferimento il sistema distrettuale “costituito da un insieme di imprese, prevalentemente di piccole e medie dimensioni, caratterizzate da una tendenza all’integrazione orizzontale e verticale e alla specializzazione produttiva, in genere concentrate in un determinato territorio e legate da una comune esperienza storica, sociale, economica e culturale” (treccani.it). Al di la, quindi, della presenza più o meno strutturata nel Salernitano del distretto delle conserve (Agro Sarnese Nocerino), le indicazioni che provengono dallo studio di quanto è accaduto (ed accade) negli anni più difficili del dopoguerra, invitano a mettere in campo misure ed iniziative concrete, capaci di favorire dinamiche aggregative e percorsi  di filiera in sintonia con il tessuto delle imprese più vitali che hanno resistito all’onda d’urto della crisi e che ora intendono porsi in posizione più favorevole rispetto alla leggera brezza della crescita che inizia a farsi avvertire. [continua]




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