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  • Lo Speciale

    La piattaforma programmatica emersa nel corso del 53° Congresso Nazionale dell’Ungdcec svoltosi a Salerno la settimana scorsa. Giovani Commercialisti: “Un nuovo patto per la legalità” Tra le varie indicazioni rilanciata con forza l’istituzione obbligatoria del collegio sindacale per le societa' che partecipano ad appalti pubblici per importi superiori ad un milione di euro. Nelle tre giornate di lavori presenti oltre 1.000 professionisti provenienti da tutt’Italia. 

    Uno scatto della presentazione del Congresso
    di Mario Gallo
    L’istituzione obbligatoria del collegio sindacale per le imprese che partecipano ad appalti pubblici per importi superiori ad un milione di euro; la previsione di un limite al cumulo degli incarichi in qualità di membri dei collegi sindacali; l’ipotesi che i sindaci possano essere sottoposti ad azione di responsabilità entro il limite di due o tre volte il compenso percepito, considerando il loro ruolo specifico in maniera diversa rispetto a quello rivestito dagli amministratori veri e propri. In altre parole i giovani commercialisti hanno rimarcato che “è il momento giusto per rilanciare un nuovo patto per la legalità tra imprese, cittadini e professionisti con l’obiettivo di garantire ulteriormente le dinamiche economiche e sociali improntate al rispetto delle regole e ed alla corretta competizione sui mercati”. Sono queste le proposte più significative che hanno caratterizzato il 53° Congresso Nazionale dell’Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili (Ungdcec) focalizzato sul tema “La centralità del Dottore Commercialista nel Diritto Penale dell’Economia”. Ne hanno discusso gli oltre mille giovani professionisti convenuti a Salerno da tutte le regioni italiane, nel corso delle varie sessioni che si sono succedute nel corso di giornate particolarmente significative dal punto di vista dell’analisi delle dinamiche di cambiamento in atto all’interno di un “mestiere” sempre più rilevante per garantire il rispetto delle regole e delle procedure previste dall’evoluzione normativa che ne ha ridisegnato approfonditamente il profilo.
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    Lo speciale 2

    Qual è il margine reale di contribuzione? Come viene misurato ed in quale arco temporale? Il “marketing” e la curva di Laffer Le aliquote fiscali anziché diminuire in questi ultimi anni sono aumentate con un gettito fiscale non in linea con le previsioni nel pieno rispetto di un vecchio principio di macroeconomia.

    Luca Iovine
    di Luca Iovine*
    Amministrare un Paese non è come amministrare un’impresa. Forse l’amministrazione di un Paese più che alle regole aziendali dovrebbe ispirarsi alle leggi della natura che negli anni l’uomo, in alcuni ambiti è riuscito a valorizzare e/o comunque a modificare per il proprio sostentamento e la propria sopravvivenza. In agricoltura, per esempio vale il principio della rotazione che è simile a quello che nella pesca e nella caccia si chiama “fermo” biologico. Se non dai il tempo al terreno di recuperare i suoi elementi, se non dai il tempo ai pesci ed alla selvaggina di riprodursi, rischi di depauperare il futuro dei tuoi figli. Bisogna aver rispetto dell’eco-sistema in cui si opera altrimenti l’utilizzo diventa sfruttamento, perdendo nel tempo la sua sostenibilità. Tale principio che sembra valere da un punto di vista naturistico ed etico non sembra attecchire in chi gestisce la cosa pubblica, in alcuni casi amministrata da luminari, professori emeriti ed esperti di cultura aziendale o sedicenti tali. Perché il punto è esattamente questo: se proprio non si volesse attingere alla morale, basterebbe appellarsi a principi tecnici di gestione aziendale (marketing management) per capire quanto sono sconsiderate le politiche economiche dei vari governi che si sono succeduti nella seconda Repubblica a partire da una certa fase in poi e cioè a partire dall’ingresso nella moneta unica.
    *Amministratore Gruppo Iovine (www.gruppoiovine.it)
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    Approfondimenti

    L’analisi tecnica delle dinamiche introdotte dal “Jobs Act” varato dal Governo Renzi “Distacco” del lavoratore? Non pervenuto “Tale tipologia contrattuale è disciplinata dal D.Lsg. 276/03 (c.d. Legge Biagi), ma non è stata presa in considerazione dalla recente riforma e non se ne comprende davvero il motivo”.

    'Distacco del lavoratore' fuori dal Jobs Act
    ​di Antonio Viviano*
    Il mercato richiede sempre maggiori competenze e specializzazioni, sia dei prodotti/servizi offerti  sia dei lavoratori. Per questo la crescita professionale dei lavoratori, la loro formazione continua, rappresenta una grande opportunità per le aziende. Spesso, però, le aziende, in particolare le Pmi, ritengono che il tempo ed il denaro investito nella formazione dei lavoratori (ad esclusione di quella obbligatoria L. 81/08 o l’apprendistato) rappresentino solo un costo in più. Questo accade perché non sporadicamente la formazione, che nel nostro ordinamento è spesso finanziata dalle Regioni, prevede interventi non attinenti le reali esigenze del tessuto produttivo. Esiste, invece, a parere di chi scrive, uno strumento normativo molto interessante che è rappresentato dal Distacco del Lavoratore: tale tipologia contrattuale disciplinata dal D.Lsg. 276/03 (c.d. Legge Biagi) è rimasta fuori dal Jobs Act e non se ne capisce il motivo.
    *
    Studio Viviano&Partners
    antonio@vivianoepartners.com [continua]




    Green Style

    I risultati dell’analisi della Coldiretti sulla base dei rapporti Ecotur a partire dal 2007  Boom di gite nel verde (+21%), spesa record nel 2014 (11,9 miliardi) Le gite “mordi e fuggi” nella stessa giornata rappresentano il 33%, mentre il weekend il 26%, i weekend lunghi il 31% e le vacanze settimanali appena il 13%. Il 46% dei visitatori proviene da zone limitrofe.

    La crisi aguzza l’ingegno. Anche nell’ambito della scelta dei luoghi di approdo delle gite  e dei momenti di relax. Hanno preso così forma in questi ultimi anni le gite a chilometro zero – nelle strette vicinanze di casa – a stretto contatto con la natura: hanno il pregio di costare poco e di fare bene alla salute. “Con l’arrivo del bel tempo - è scritto in una nota pubblicata sul sito www.coldiretti.it - è boom per le gite nel verde con il turismo legato alla natura che, in controtendenza, negli anni della crisi ha fatto registrare un aumento del 21 per cento del fatturato che raggiunge la cifra record di 11,9 miliardi nel 2014”. I dati emergono da un’analisi della Coldiretti, sulla base dei rapporti Ecotur dal 2007 ad oggi, “che prevede un’ulteriore crescita anche per il 2015, l’anno dell’Expo”. “Una tendenza rafforzata dalle difficoltà economiche ma anche da una maggiore sensibilità ambientale che - sottolinea la Coldiretti - sta portando alla riscoperta di un turismo sostenibile e a chilometro zero con mete da raggiungere in giornata senza spendere troppo”. [continua]




    Glocal di Ernesto Pappalardo

    A poco più di un mese dal voto per la Regione risultano prevalenti dietrologismi e polemiche. Programmi e proposte? “Meglio” il gossip politico Il circuito dell’informazione “sopraffatto” dall’alluvione di dichiarazioni e sterili contrapposizioni tra partiti e candidati.
    Troppo poco spazio all’analisi delle criticità e delle “ricette” per uscire dalla crisi.

    Manca poco più di un mese alle elezioni regionali e, naturalmente, cresce di giorno in giorno l’attenzione mediatica intorno ai candidati ed agli schieramenti in campo. Il “gossip” politico predomina a tutto campo, ponendo in un cono d’ombra l’approfondimento delle proposte, dei programmi, delle idee (ammesso che ce ne siano veramente di nuove e non già usurate in giro). Anzi, anche quando si tenta di riportare l’attenzione sulle problematiche più serie (come ha meritoriamente fatto Confindustria Salerno ponendo il tema della pressione fiscale derivante dalle addizionali regionali), tutto si trasforma in slogan strumentali che non entrano nel merito – per esempio – delle necessarie coperture finanziarie e della tempistica dei provvedimenti che pure si dichiara di volere attuare. Il tritacarne dell’informazione day-by day alla fine riesce ad imporre il meccanismo “ossessivo-compulsivo” del ragionare per titoli (di giornali) e non in base alle reali urgenze e criticità. Insomma: la visibilità, il “ritorno” d’immagine, l’ansia di spadroneggiare sulle prime pagine finisce con il prevalere su ogni cosa. Tutta colpa (come sempre accade di ascoltare) dei giornalisti? [continua]




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