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  • Lo Speciale

    Lo studio della Svimez prende in esame le modifiche dell’Irap nel periodo 2001-2014 Sorpresa, il lavoro costa di più al Sud E la minore efficacia delle misure fiscali si aggrava anche nel 2015. Più avvantaggiate le imprese del Centro-Nord con una riduzione di 8.362 euro rispetto a 8.144 nelle regioni del Mezzogiorno (“che viene privato di 3,5 miliardi di euro prelevati dal Piano di Azione e Coesione”).  

    Sud penalizzato anche per il costo del lavoro
    (Er.Pa.) – A volte l’analisi dei numeri è utile per sfatare luoghi comuni o (in qualche caso non secondario) addirittura pregiudiziali politiche. La Svimez sintetizza così quello che sta accadendo nell’ambito del costo del lavoro. “Negli anni 2011-2014 le continue manovre di modifica dell’Irap hanno ridotto il costo del lavoro al Centro-Nord di 2.592 euro, al Sud di 2.263”. Ed ancora: “La minore efficacia delle misure fiscali continua e si aggrava nel 2015, con una riduzione del costo del lavoro di 8.362 euro al Centro-Nord e di 8.144 al Sud”. “Sud - evidenzia sempre la Svimez - che viene privato di 3,5 miliardi di euro prelevati dal Piano di Azione e Coesione per finanziare gli sgravi contributivi anche ad aziende del Centro-Nord”. Né la decontribuzione degli oneri sociali ed il Jobs Act “basteranno a rilanciare la domanda di lavoro, soprattutto al Sud; occorrerebbe invece ridurre l’onere tributario sul capitale in base al modello tedesco, destinare maggiori incentivi fiscali agli investimenti privati e, soprattutto, rilanciare una politica economica di investimenti pubblici”. Questa la sintesi degli scenari che emergono dallo studio “Modifiche alla disciplina dell’Irap ed effetti sul costo del lavoro e sul cuneo fiscale: un raffronto territoriale ” realizzato da Gaetano Stornaiuolo e Salvatore Villani in via di pubblicazione sulla “Rivista Economica del Mezzogiorno”, trimestrale della Svimez edito da “Il Mulino”, i cui principali risultati sono stati anticipati in una nota disponibile sul sito www.svimez.it . [continua]




    Approfondimenti

    L’analisi tecnica delle dinamiche introdotte dal “Jobs Act” varato dal Governo Renzi Costo del lavoro, edilizia troppo penalizzata Diventa indispensabile la semplificazione dei processi gestionali del personale. Risulta difficile immaginare di essere competitivi con oneri superiori al 150% del netto percepito dai dipendenti. 

    Costo del lavoro in edilizia pił alto degli altri settori
    di Antonio Viviano*
    Il successo del Jobs Act è legato ad alcuni aspetti fondamentali: da un lato la certezza della sanzione in caso di licenziamento illegittimo e dall’altro l’introduzione dello sgravio contributivo L. 190/2014 con il conseguente abbattimento del costo del lavoro. Si inserisce in quest’ottica anche la riduzione contributiva Inps per le imprese edili. Parliamoci chiaro, non si tratta di una nuova agevolazione ma di una opportunità data alle aziende che operano nel più costoso settore produttivo: l’edilizia. Il costo sostenuto dal datore di lavoro edile supera anche del 150% il netto incassato dal lavoratore. Tralasciando le analisi sul perché gli edili sono colpiti da un costo così alto rispetto agli altri settori produttivi, c’è da porre l’attenzione sulle possibili strade che il datore di lavoro può intraprendere per contenere tale spesa.
    *
    Studio Viviano&Partners
    antonio@vivianoepartners.com [continua]




    I numeri dell'economia

    I dati della rilevazione trimestrale Confesercenti/Swg sulla solidità economica (Sef). La maggioranza delle famiglie in difficoltà finanziaria E per il 14 per cento del campione il reddito non basta nemmeno per l’indispensabile. Rimane alta la preoccupazione lavoro: sei nuclei su dieci temono che un loro componente possa perdere il posto.

    Oltre la metą delle famiglie non percepisce la 'ripresa'
    di Mario Gallo
    Migliora, nel mese di maggio, la percezione rispetto alla propria condizione economica, ma ancora oltre la metà delle famiglie non sente la ripresa: il 56% dichiara di avere una situazione finanziaria insoddisfacente, mentre per il  14% il reddito mensile non basta nemmeno per coprire le spese indispensabili. E’ questo lo scenario che emerge dall’ultima rilevazione trimestrale dell’indice Sef (Solidità Economica Famiglie) di Confesercenti e Swg. In una scala da 1 a 100 che misura la Solidità Economica percepita dalle famiglie il valore segnato nel mese di maggio è pari a 55, lo stesso misurato nel mese di febbraio e maggiore di 2 punti su dicembre 2014. [continua]




    Green Style

    I dati dell’analisi Coldiretti/Censis evidenziano un nuovo trend davanti ai fornelli. Lo “show cooking” casalingo parla giovane Uno su quattro (tra 18 e 34 anni) si cimenta in cucina per relax o affermazione personale. La passione enogastronomica risulta diffusa in misura simile tra uomini e donne.

    La buona cucina, le pietanze sane e genuine diventano oggetto di un trend molto ben strutturato tra i giovani che scelgono di cimentarsi ai fornelli. E’ il cambiamento degli stili di vita che segnala come “quasi un giovane su quattro (24,5 per cento) tra i 18 ed i 34 anni” predilige il buon cibo e lo pone al centro delle sue attività di svago e relax, se non  proprio come riferimento per un proprio percorso di affermazione personale. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti/Censis che evidenzia “il ritorno di una tendenza del Dopoguerra dalla quale si discosta, però, per il fatto che la passione giovanile per la cucina oggi ha contagiato praticamente in egual misura uomini e donne”. [continua]




    Glocal di Ernesto Pappalardo

    La campagna elettorale si svolge in un clima surreale. E’ scontro di slogan e nessuno si assume alcuna responsabilità. La politica? Non c’è, “liquefatta” Viesti: “Nel Mezzogiorno alcuni pensano a se stessi (sembra crescere il voto di scambio e clientelare); altri gettano la spugna (cresce la disaffezione di tanti cittadini per la cosa pubblica), e le forze e gli interessi legati ad un rilancio del suo sviluppo – che pure certamente non mancano - non hanno rappresentanza”.

    C’è qualcosa di surreale in questa campagna elettorale per le regionali. E’ come se i candidati – almeno quelli con più visibilità mediatica – non riuscissero proprio a trasmettere la sensazione di avere capito bene con quali problemi gravi i cittadini della Campania provano a confrontarsi ogni giorno. I confronti televisivi confermano che questo tipo di approccio (surreale) è traversale alle forze politiche e “gioca” con vari registri, lasciando attoniti un po’ tutti noi. Ma come – pare di ascoltare i pensieri a voce alta di tante persone sconcertate dalla rappresentazione della situazione che si vive in Campania – è davvero possibile che la battaglia all’ultimo voto sia così prevaricante rispetto al buon senso? Rispetto ad un minimo di obiettività e di chiarezza da una parte (chi ha governato) e dall’altra (chi aspira a farlo)? [continua]




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