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  • Lo Speciale

    Lo speciale/La filiera del “wedding” regge gli urti della grave crisi economica L’industria dei matrimoni? Il business funziona

    Sorgente (“Sposi ma non solo”): “Con una maggiore integrazione di filiera
    il territorio provinciale può aumentare l’attrattività e generare più fatturato”

    Domenico Sorgente
    “Il wedding business è una vera e propria risorsa della nostra economia provinciale che ancora non ha espresso tutte le potenzialità di cui è in possesso. Abbiamo a disposizione alcune delle location più belle del mondo, strutture alberghiere e ricettive che all’estero ci invidiano, qualità professionali ed artigianato artistico che fanno scuola. Per non parlare del tesoro rappresentato dai vari bacini enogastronomici campani. In altre parole: il vero matrimonio da favola, ritagliato su misura per tutti i target e tutte le tasche, dove festeggiarlo se non qui da noi?”. Domenico Sorgente, imprenditore impegnato nel settore turistico, ma anche ideatore ed organizzatore della manifestazione “Sposi ma non solo” – di cui si è da poco conclusa con grande successo di affluenza di visitatori la ventesima edizione (“Siamo stati pioneristici” sottolinea con una punta di orgoglio Antonio Sorgente, che insieme al fratello segue operativamente l’iniziativa) delinea lo scenario di una “filiera” che è riuscita a sostenere l’onda d’urto della grave crisi economica adattando il “prodotto” alla domanda di contenimento dei costi (“Ma fino a un certo punto – evidenzia Sorgente – perché per il grande giorno, nei limiti del possibile, tutti cercano di non badare a spese e chiedono l’impossibile”). [continua]




    I numeri dell'economia

    Indagine Bankitalia/ Indicatori in campo negativo nell’analisi dei bilanci familiari Nel Mezzogiorno il reddito medio più basso

    Nel periodo 2010/2012 calo del 7,3%, la ricchezza dei singoli nuclei scende del 6,9%
    E si confermano sempre più difficili le condizioni standard dei lavoratori indipendenti

    Sono stati pubblicati i dati relativi all’ultima indagine della Banca d’Italia sulle condizioni economiche delle famiglie italiane riferiti all’anno 2012. Risulta evidente, stando a quanto percepito da parte degli intervistati, un peggioramento delle condizioni economiche familiari, in particolare nel periodo compreso tra il 2010 ed il 2012, su cui hanno pesato anche le valutazioni negative espresse sull’andamento del mercato immobiliare che si sono riflesse su importanti componenti figurative del reddito quali, ad esempio, il valore degli affitti che i proprietari stimano di poter ottenere nell’ipotesi in cui decidano di concedere in locazione la propria abitazione. Dall’indagine, quindi, emerge un calo del reddito familiare medio, tra il 2010 ed il 2012, pari al 7,3% in termini nominali e del 6% in termini reali; la riduzione della ricchezza media risulta, invece, inferiore del 6,9%. [continua]




    Approfondimenti

    Centro Studi Ance Salerno/L’elaborazione dei dati AgrOsserva (Ismea-Unioncamere) L’alimentare tiene in Campania, cresce l’imprenditoria under 35

    L’incidenza delle aziende guidate da giovani supera la media nazionale e meridionale
    Nel comparto agricolo la crisi riduce il numero delle imprese, alto tasso di aziende rosa

    L’industria alimentare campana si tinge di verde e di rosa. I dati elaborati dal Centro Studi Ance Salerno - sulla base del primo report reso noto nei giorni scorsi da “AgrOsserva”, l’Osservatorio Ismea-Unioncamere dedicato alla congiuntura del settore agroalimentare – evidenziano che il tasso di incidenza delle imprese giovanili (under 35) al 30 settembre 2013 è pari al 10,6% (882 in valori assoluti) sul totale dello stock delle aziende del settore (8.334 iscritte alle Camere di Commercio), 2,6 punti percentuali in più rispetto alla media nazionale (8%) e circa 1 punto percentuale in più rispetto alla media Sud ed Isole (9,8%).
    Per quanto riguarda il tasso di incidenza delle imprese femminili ( in termini assoluti 2.186 a valere sullo stock al 30.09.2013) la Campania fa segnare il 26,2%, circa 3 punti percentuali in più rispetto alla media nazionale (23,8%) ed in sostanziale equilibrio con la media Sud e Isole (26,4%).
    [continua]




    Green Style

    Coldiretti/Le minori entrate influenzano le dinamiche della spesa delle famiglie La crisi “gela” i consumi di frutta e verdura

    Il calo si aggira intorno al 20 per cento ed accentua il trend in corso dal 2000
    La corsa al risparmio si riflette nell’aumento degli acquisti presso i produttori

    La crisi ha lasciato il segno anche sui consumi di frutta e verdura. Basti pensare che, nel corso dell’appena concluso 2013, gli acquisti di questi alimenti in Italia sono crollati di oltre 100 kg rispetto al 2000 facendo registrare il minimo dei consumi da inizio secolo. A sottolinearlo un’analisi della Coldiretti che ha evidenziato anche il fortissimo calo del 18% delle quantità consumate durante lo scorso anno, corrispondente ad un consumo medio familiare annuo di appena 320 kg. Tale decremento è stato pari al 17% per la frutta ed al 20% per la verdura, confermando un trend in calo già a partire dal 2000. Nel 2013 sono state acquistate complessivamente dagli italiani 7,8 milioni di tonnellate di ortofrutta con la frutta (4,2 milioni di tonnellate) in prevalenza sulla verdura (scesa a 3,6 milioni di tonnellate). [continua]




    Glocal di Ernesto Pappalardo

    La “ricostruzione”/Per uscire dalla crisi occorrono le “ripartenze” dal basso “Società di mezzo” e (improduttiva) deriva verticistica 

    La tesi di Aldo Bonomi sulla necessità di auto/riforma dei corpi intermedi
    Recuperare la capacità di “cucire” il dialogo tra territori e filiere istituzionali

    E’ abbastanza evidente che i tempi della ripartenza (“ricostruzione”, dice Confindustria) al Sud saranno naturalmente/strutturalmente più lenti rispetto al resto del Paese. E’ molto chiaro che le percentuali del Pil in campo positivo (sempre che la ripresa si consolidi e non diventi più volatile di quanto più volte rimarcato da vari autorevoli fonti analitiche) nelle aree del Mezzogiorno saranno più contenute che altrove. Ed è altrettanto accertato che per larga parte del 2014 il mercato del lavoro non si segnalerà in termini di incremento dei livelli occupazionali (anzi). E’ in questo quadro che è già da tempo scattata la corsa dei singoli territori (soprattutto al Nord) nella direzione dell’elaborazione di strumenti e meccanismi operativi in grado di innalzare i livelli di competitività/attrattività. Il caso di Pordenone/Electrolux – al di là della specificità della vertenza – è senza dubbio un riferimento centrale per comprendere come il nodo da sciogliere sia uno solo: immaginare e realizzare/concretizzare percorsi adeguati a trattenere gli insediamenti facenti capo a multinazionali o gruppi stranieri e, nello stesso tempo, a consentire più facilmente al tessuto imprenditoriale endogeno di sopravvivere (nella maggioranza dei casi) o di attuare (in una percentuale estremamente ridotta al Sud) nuovi investimenti. [continua]




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