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  • Lo Speciale

    Bankitalia/Nel 2013 ancora in calo il trend dei finanziamenti ad aziende e famiglie Credit crunch, timidi segnali di attenuazione

    In Campania nei primi sei mesi del 2014 le banche prevedono una “modica” ripresa della domanda ed un miglioramento delle condizioni dell’offerta al circuito produttivo

    La stretta creditizia ha caratterizzato in Campania anche il 2013. L’analisi della Banca d’Italia diffusa nei giorni scorsi ha confermato che “i finanziamenti bancari alla clientela residente in regione erano calati del 2,9 per cento rispetto a dodici mesi prima (-2,3 a fine 2012)”. “La flessione - si legge nello studio di Bankitalia -  ha riguardato sia le famiglie consumatrici (-1,1 per cento) sia, più marcatamente, le imprese (-3,7 per cento) indipendentemente dalla classe dimensionale”. La tendenza “in base ai dati provvisori” è proseguita “a ritmi più contenuti nei primi mesi del 2014, coerentemente con l’attenuazione nella severità dei criteri di offerta di credito e il recupero della domanda prefigurati dagli intermediari intervistati”.
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    Green Style

    Report Ismea/L’analisi dei flussi di commercializzazione sui mercati internazionali Il prosecco sbanca i mercati esteri

    Nei primi tre mesi dell’anno crescita record delle bollicine negli Usa e nel Regno Unito 
    In aumento le vendite di vini italiani confezionati, ma il trend è in discesa per gli “sfusi”

    Nei primi tre mesi dell’anno  le esportazioni italiane di vino e mosti si sono attestate a 4,7 milioni di ettolitri, mantenendo praticamente invariati i livelli registrati nel primo trimestre del 2013. All’interno del dato va evidenziato l’ottimo risultato degli spumanti, il cui export ha avuto un incremento pari al 18% in quantità (+19% in termini monetari), un successo interamente ascrivibile alla voce “altri spumanti Dop” che comprende il Prosecco, la cui progressione è stata del 38%. Questi i principali dati forniti dall’Ismea all’interno del “Report Vino – Commercio con l’estero – Gennaio/Marzo 2014” che ha fatto il punto sugli scambi commerciali con l’estero per il settore vitivinicolo nei primi tre mesi del 2014.
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    Approfondimenti

    Osservatorio Ance Salerno/Le dinamiche dei trend inerenti i budget delle famiglie Consumi, Campania fanalino di coda

    A livello regionale spesi 11.307 euro pro capite, al di sotto della media Mezzogiorno
    In provincia di Salerno il calo più consistente (2011/2012) con una contrazione del 7%
    Lombardi: “A rischio l’equilibrio sociale, è indispensabile accelerare gli investimenti” 

    Antonio Lombardi
    Nel 2013 i consumi pro capite in Campania si sono attestati in media  a 11.307 euro: il dato più basso nelle regioni dell’Obiettivo Convergenza, ben al di sotto della media-Mezzogiorno (12.165 €) e della media-Italia (16.074 €). Ma a rendere ancora più evidente la parabola discendente dei budget di spesa familiari sono le proiezioni al 2015 (a prezzi costanti del 2014) che consolidano il dato negativo, prevedendo la cifra di 11.318 euro, solo 11 euro in più in due anni. I dati sono stati evidenziati dal Centro Studi Ance Salerno che li ha estrapolati dal report dell’Ufficio Studi della Confcommercio “Il divario Nord-Sud” (presentato a Bari lo scorso 13 giugno). La Campania - si evince dall’analisi della Confcommercio - per ritornare ai livelli pre/crisi (2007) impiegherà 15,5 anni, un anno in più rispetto alla media-Mezzogiorno e quattro anni in più rispetto alla media-Italia. Dallo studio emerge, inoltre, che “il rapporto tra consumi pro capite del Mezzogiorno e del Nord-Ovest scende dal 70% del 1995 al 64,9% del 2015”. E che nel 2015 “i consumi pro capite del Sud risulteranno ancora al di sotto dei livelli non solo del 2007 ma addirittura del 1995”.
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    I numeri dell'economia

    Censis/ “Un mese di sociale” dedicato quest’anno al tema dei “Vuoti che crescono” Lavoro senza “identità”, rappresentanza in crisi

    Circa nove milioni di persone in transizione da una condizione professionale ad un’altra
    Cresce tra i giovani l’occupazione ibrida tra forme di impiego autonomo o professionale

    Sono circa nove milioni gli italiani in transizione da una condizione professionale a un'altra, un esercito di lavoratori che, attualmente, non gode di nessuna rappresentanza. Proprio questo è stato l’argomento di cui si è discusso nei giorni scorsi al Censis (“Il vuoto della rappresentanza degli interessi”) partendo da un testo elaborato nell'ambito dell'annuale appuntamento di riflessione di giugno “Un mese di sociale”, giunto alla ventiseiesima edizione e dedicato quest'anno al tema “I vuoti che crescono”. Sono intervenuti il Presidente del Censis Giuseppe De Rita, il Direttore Generale Giuseppe Roma, la responsabile del settore Lavoro, professionalità, rappresentanze Ester Dini, il Segretario Generale di Confartigianato Cesare Fumagalli e Stefano Micelli, Docente di Economia presso l'Università Ca' Foscari.
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    Glocal di Ernesto Pappalardo

    La doppia narrazione della realtà, la rappresentazione della politica e quella dei numeri La crisi economica? Due linguaggi e due “misure”

    Mentre imperversa a livello nazionale la “narrazione” del cambiamento politico/istituzionale (che, con tutte le complesse problematiche del caso, sembra andare, fortunatamente, avanti) nelle aree periferiche come la Campania e la provincia di Salerno siamo costretti a sorbirci il solito teatrino che viene messo su ormai da decenni. La “battaglia” per le elezioni regionali del prossimo anno è in pieno svolgimento. Protagonisti, gregari, aspiranti gregari, comparse e quant’altro sono reperibili sul mercato mediatico, ben consapevoli che basta poco per “bucare” il cancello delle redazioni. Una dichiarazione, un comunicato stampa, un commento al commento: insomma, porte aperte allo “show” che ci accompagnerà fino alla prossima primavera in un crescendo di insulti, promesse (con netta prevalenza di quelle false), dibattiti, accuse, repliche, contro/accuse etc etc. E’ uno scenario davvero triste quello che ci attende, soprattutto perché diventa difficile capacitarsi che, mentre continuiamo a ballare sull’abisso di un ciclo economico che rimane preoccupante - da queste parti la “fragile” ripresa individuata da Draghi è ancora, come minimo, un vero e proprio stallo recessivo - quello che resta dei partiti e delle leadership che essi esprimono non si pongono minimamente il problema di non perdere assolutamente tempo.
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