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  • Lo Speciale

    La stretta creditizia/La strategia di Iccrea Holding per il 2014 considerato “difficile” “Banche e imprese insieme per uscire dalla crisi”

    Petrone (Federcampana Bcc): “Percorsi di sviluppo condivisi, più attenzione alle aziende export oriented. Massima coesione a livello territoriale” 
    Il credito cooperativo punta su internazionalizzazione, risparmio integrato, previdenza alternativa ed innovazione nel credito al consumo

    Silvio Petrone (Federcampana Bcc)
    I numeri stanno ad indicare – come confermato in questi giorni da autorevoli rilevazioni a livello nazionale – che sarà un anno difficile per il sistema bancario italiano. Il quadro macro si intreccia con una situazione che a livello locale (regionale/provinciale) conferma ben note criticità. Bisogna porre in evidenza due indicatori che riconducono ogni analisi alla realtà non troppo allegra dei fatti in provincia di Salerno: la frenata degli impieghi (-1,7%), la crescita delle sofferenze (+12,1%), l’importo totale ed il valore medio dei protesti che aumentano rispettivamente del 16,9% e del 29% (fonte Cciaa Salerno, febbraio 2014).
    Le note positive giungono ancora una volta dalle aziende export oriented (il commercio con l’estero nel 2013 fa segnare +11,5% nei primi nove mesi dell’anno rispetto al +7,7% del pari periodo del 2012). Altre analisi di fonte diversa confermano che il perimetro delle conserve e della trasformazione resta tra le poche locomotive in grado di alzare il ritmo della competizione internazionale. Come reagisce il circuito del credito cooperativo campano a questa situazione? Se ne è discusso approfonditamente a Salerno nel corso dell’incontro con i vertici di Iccrea Holding la settimana scorsa nella sede della Federazione regionale delle Bcc. Erano presenti presidenti e direttori delle Bcc campane proprio per ascoltare previsioni e proiezioni per i prossimi mesi.
    [continua]




    Approfondimenti

    Centro Studi Ance Salerno/Il dissesto del territorio nelle regioni del Mezzogiorno Rischio idrogeologico, Campania “ad elevata criticità”

    Oltre 400mila famiglie vivono in aree improprie su circa 2.600 chilometri quadrati
    Lombardi: “Stanziare nuovi fondi ed accelerare la spesa di quelli già disponibili”

    Antonio Lombardi
    Il 19,1% delle abitazioni della Campania è situato in aree ad elevata criticità idrogeologica. In valori assoluti si tratta di 451.132 residenze, che incidono per il 15,7% sul patrimonio residenziale complessivo italiano. Scendendo nel dettaglio della popolazione campana residente in aree a rischio idrogeologico, il valore assoluto si configura in 1.097.646 abitanti: il 19% del totale della popolazione residente. Se si scorporano questi numeri in valori assoluti sotto il profilo delle famiglie residenti, emergono 409.941 nuclei familiari pari al 19% delle famiglie presenti in Campania. I dati emergono dall’elaborazione effettuata dal Centro Studi ANCE Salerno sulla base del report del Centro Studi nazionale ANCE diffuso nei giorni scorsi, che ha analizzato i flussi statistici Cresme, Istat, Ministero dell’Ambiente. [continua]




    Green Style

    Il credit crunch/L’analisi Ismea dei flussi inerenti le erogazioni nel comparto primario Credito agrario, la “stretta” gela le imprese

    Nel terzo trimestre 2013 la contrazione è stata di 21 punti percentuali rispetto al 2012
    In calo i finanziamenti di lungo periodo, trend inverso per quelli a breve/medio termine

    Prosegue nel terzo trimestre del 2013 la contrazione del credito agrario. Le somme erogate nel corso del trimestre dal sistema bancario agli agricoltori ammontano a 426,1 milioni di euro, in calo di 21,1 punti percentuali sul livello corrispondente del terzo trimestre del 2012. Questo il risultato che emerge dall’analisi condotta da Ismea, nell’ambito dell’Osservatorio sul Credito, basata sulla banca dati “SGFA1” delle erogazioni bancarie concesse al settore primario ex art. 43 del TU bancario del 1993 aggiornati a gennaio 2014. [continua]




    Glocal di Ernesto Pappalardo

    La deriva “leaderistica” della politica e la perdita di identità della società di mezzo La crisi della “rappresentanza” aggrava il declino dei territori De Rita: Non bastano lobbismo e “pensiero politico”, necessario tornare alle origini, recuperare il rapporto con la base. Di Vico: Indispensabile la “produzione di soluzioni”

    In questo “promesso Primo anno della ripresa” che “assomiglia molto al Sesto anno della crisi” (copyright Dario Di Vico, Corsera, sabato 15 febbraio) appare sempre più chiaro che la deriva leaderistica ed apicale della politica ha, ormai, intrapreso la strada della semplificazione dei processi decisionali bypassando in senso verticale ogni forma effettivamente importante e non rituale (o, addirittura, capace di incidere realmente sulla decisione finale) di dialogo dal basso. Insomma, l’ansia di governabilità ha in qualche modo quasi del tutto posto in discussione il ruolo della rappresentanza soprattutto locale. In altre parole - ha spiegato con la solita acutezza Giuseppe De Rita sul Corsera di domenica 16 febbraio - “la politica non può guardare in basso, alla rappresentanza degli interessi, per la semplice ragione che tale rappresentanza è in crisi agonica”, (…) “nel mondo sindacale come in quello datoriale”. E’ in atto, quindi un processo bipolare (politica/rappresentanza) di estrema gravità, di “perdita” della consapevolezza delle identità socio/produttive dei territori, che porta direttamente alla dissoluzione di una “visione” comune delle problematiche da affrontare al fine di raggiungere l’elaborazione condivisa di nuovi modelli di crescita in grado di rimettere in moto le economie dei sistemi di sviluppo e delle agglomerazioni industriali. [continua]




    I numeri dell'economia

    Cgia Mestre/Lo scenario dei flussi in uscita conferma il recupero rispetto al 2008 Made in Italy spinge l’export, ma Campania ancora indietro

    A livello regionale non sono stati raggiunti i livelli del periodo precedente la crisi
    I dati Istat: Nel 2013 l’avanzo commerciale ha raggiunto la quota di 30,4 miliardi

    Gli ultimi rilievi dell’Istat, aggiornati a dicembre 2013, hanno evidenziato una leggera flessione dell’export che ha perso lo 0,1% rispetto al 2012. Contemporaneamente la flessione dell’import, pari al 5,5%, ha consentito un avanzo commerciale, nel 2013, pari a 30,4 miliardi di euro. Da un’elaborazione dell’Ufficio Studi della Cgia su dati Istat, relativo ai primi nove mesi del 2013, l’export italiano ha comunque oltrepassato i livelli pre-crisi, anche se la Campania resta ancora indietro. Il dato dell’incremento medio nazionale dell’export è stato, infatti, del 2,6% rispetto al 2008, mentre, per quanto riguarda il territorio campano, si riscontra ancora una differenza negativa dello 0,9% ed un saldo commerciale che, nei primi nove mesi del 2013, resta ancora abbondantemente in territorio negativo. Complessivamente, secondo l’analisi della Cgia, il valore del volume delle vendite all’estero, nei primi nove mesi dello scorso anno, ha toccato i 289,5 miliardi di euro rispetto ai 282,2 miliardi di euro registrati nello stesso periodo del 2008. [continua]




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