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  • L'intervista

    Scenari/Le progettualità “di frontiera” per supportare la domanda di credito nel Sud La Bcc di Battipaglia punta sulle start up innovative

    Il direttore generale Salvati: “Finanza alternativa, ma sostenibile, per le Pmi”
    “Pronti a condividere le strategie di sviluppo con le imprese”

    Fausto Salvati
    “La crisi continua a farsi sentire e le previsioni per il 2014 indicano sostanzialmente l’arginarsi del punto di caduta, ma non una ripartenza stabile e continua. E’ per queste motivazioni che il sistema del credito deve provare a costruire relazioni più articolate ed innovative con le imprese. Soprattutto con quelle di piccole dimensioni che sono la stragrande maggioranza nel nostro territorio”. Fausto Salvati - da pochi mesi direttore generale della Banca di Credito Cooperativo di Battipaglia - delinea il quadro di un primo semestre “complicato”, che “va affrontato tenendo conto di dovere mettere in campo misure eccezionali a fronte di un’emergenza eccezionale”. E aggiunge: “Stiamo lavorando, come intero movimento del credito cooperativo, consapevoli che non possiamo basarci soltanto sulla logica del rating o dei parametri tecnici. E’ indubbio che bisogna valutare sempre la sostenibilità degli investimenti e puntare sui progetti, sui piani industriali, e non soltanto sulle garanzie”. [continua]




    I numeri dell'economia

    Istat/La crisi comprime i budget familiari con maggiore intensità nel Mezzogiorno Reddito per abitante, tra Sud e Nord oltre 7mila euro di differenza 

    Nel 2012 valori più alti nel Nord Ovest, ultime posizioni per Campania e Sicilia
    Ma restano invariate le entrate da lavoro dipendente nelle regioni meridionali

    Nel 2012 il reddito disponibile delle famiglie in valori correnti è diminuito, rispetto all'anno precedente, in tutte le regioni italiane. A rilevarlo è l’Istat. E’ il Mezzogiorno a segnare la flessione più contenuta (-1,6%) rispetto ad una media nazionale che mostra un calo dell’1,9%, risultante dalle flessioni dell’1,8% nel Nord-Est e del 2% nel Nord-Ovest e nel Centro. Nella graduatoria del reddito disponibile per abitante sono, comunque, le regioni del Sud ad occupare gli ultimi posti. In particolare, in coda troviamo la Campania, con un reddito monetario disponibile pro capite pari a 12.265 euro, preceduta da Sicilia (12.722 euro) e Calabria (12.944 euro). In testa alla graduatoria figura la provincia di Bolzano con un reddito disponibile pro capite di 22.398 euro, seguita dalla Valle D’Aosta (21.764 euro) e dall’Emilia Romagna (21.037 euro). Il valore medio nazionale per abitante risulta pari a 17.564 euro. [continua]




    Approfondimenti

    Centro Studi Ance Salerno/L’analisi delle dinamiche inerenti gli interventi in Ppp La crisi continua, project financing strada “obbligata”

    Lombardi: “Poca liquidità alle imprese e troppi rischi di contenzioso con gli Enti”
    Nonostante il credit crunch in Campania primato di gare su iniziativa dei privati

    E’ della Campania il primato di regione nella quale, nei primi dieci mesi del 2013, sono state bandite più gare ad iniziativa privata nell’ambito delle procedure di project financing:17, per un importo complessivo di 121.719.021 € con una percentuale di incidenza sul totale degli investimenti privati in project attivati in Italia (complessivamente di 1 miliardo e 162 milioni) pari al 10,5%. Questo il dato principale emerso dal report settimanale del Centro Studi Ance Salerno sulla base dei dati evidenziati dall’”Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni” (dicembre 2013) del Centro Studi nazionale Ance. In Campania, sempre nel periodo gennaio – ottobre 2013, sono state bandite 14 gare ad iniziativa pubblica per un importo di circa 328.660.830 € con una percentuale di incidenza sul totale degli investimenti attivati in Italia (1 miliardo e 69 milioni) pari al 30,7%. [continua]




    Green Style

    Indagine Ismea/I dati relativi al quarto trimestre 2013 confermano scenari di crescita Alimentare, l’export sostiene la fiducia delle imprese

    La domanda estera compensa ancora il notevole arretramento del mercato interno
    In campo positivo il trend delle aziende localizzate nelle regioni del Mezzogiorno

    E’ in crescita il clima di fiducia dell’industria alimentare italiana. A rilevarlo la consueta indagine trimestrale di Ismea sul clima di fiducia degli operatori industriali, condotta a dicembre su un panel di 1.200 aziende del settore. Il dato relativo al IV trimestre 2013, anche se in linea al valore del trimestre precedente, evidenzia una crescita di 9 punti su base annua (il campo di variazione dell'indice è compreso tra -100 e +100), attestandosi ad un valore pari a -4,3. E’ soprattutto la buona tenuta della domanda estera a determinare il mantenimento della fiducia degli operatori agroalimentari, compensando il consistente arretramento della domanda nazionale: nei soli primi dieci mesi del 2013 l’incremento dell'export dei prodotti agroalimentari italiani (in valore) è stato del 3,5% su base annua per i prodotti dell'agricoltura nazionale e del 5,9% per i prodotti dell'industria alimentare, per un complessivo +5,5% per tutto l'agroalimentare (dati Istat). [continua]




    Glocal di Ernesto Pappalardo

    Deindustrializzazione/Convenienze “attrattive” e processi di delocalizzazione Tempo scaduto, la grande fuga delle multinazionali

    In attesa di provvedimenti incisivi dall’alto (cuneo fiscale) si confermano strategici
    gli interventi “possibili” dal basso: accordi di territorio per tamponare le chiusure

    Non c’era, purtroppo, bisogno di un’ulteriore controprova (caso ex Filtrona) per rendersi conto che il processo di desertificazione industriale è in fase avanzata – come in tutto il Mezzogiorno – anche in provincia di Salerno. Né, per la verità si avvertiva l’esigenza di accendere le luci di una vetrina mediatica nella quale - a parte pochissime e qualificate eccezioni – si sono alternati interventi stereotipati e, naturalmente, poco produttivi in termini concreti. In altre parole si è rivelata particolarmente spiacevole la sensazione di assistere ad una liturgia ben nota che prevede più o meno sempre gli stessi “step” operativi: allarme sociale, preoccupazione, urgenza di fare qualcosa, appelli eccetera eccetera. Né in fase di elaborazione della narrazione di questo grave evento è parso chiaro che di fronte al reiterarsi di drastiche chiusure aziendali permangono modi di fare - sul piano politico ed istituzionale, ma non solo – che risalgono ad un’altra “epoca” economica. Il punto, invece, è (dovrebbe essere) un altro: se il problema è strutturale, quali risposte si possono provare ad abbozzare per evitare altre vicende così drammatiche? [continua]




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